Ascoltare, con i sensi accesi e il cuore aperto, per non perdere alcun bisbiglio mormorato silenzioso, ascoltare, perché il vino è vivo, ha una sua personalità, una sua storia da raccontare e fermarsi solo a sentirlo sarebbe superficiale se non misero.

 

Come fare però ad ascoltare un vino?

Come fare per afferrare la sua viva personalità e scoprire la storia che ha da raccontare?

 

Abbiamo creato metodi tecnici che indubbiamente ci indicano le caratteristiche principali, ma siamo sicuri così di permettere al vino di raccontare e far rivivere la sua incredibile storia?

Ci siamo avvicinati molto all’oggettivazione delle sensazioni puramente soggettive che il vino ci lascia, e siamo riusciti a trovare un accordo comune con cui convenzionare il valore di ogni vino, ma quello che ancora mi chiedo è: con l’ausilio dell’udito, che solitamente non è usato per la decodificazione delle sensazioni di un vino, è possibile riprodurre quello che i vini vorrebbero dirci?

Da qui nasce la nostra idea, un viaggio attraverso i classici della musica per esprimere le sensazioni apparentemente indecifrabili dei vini con percezioni uditive tangibili dettateci dalla musica.

Chiunque può provare a entrare all’interno di un calice di vino per ascoltarne la dolce melodia.

Proviamo quindi a lasciarci trasportare dall’emozione, accendiamo la musica e lasciamo che essa ci esprima con a sua sinfonia le finissime sensazioni che compongono il vino che abbiamo di fronte.

Per questa volta ho scelto un Pinot Nero e in particolare il Pinot Nero Girlan “Trattmann” Riserva Mazon che andremo a degustare aiutati nel racconto dalla celeberrima Shine on you crazy diamond dei Pink Floyd, che penso possa essere la perfetta espressione del vino sopra citato.

Il brano parte con un suono delicatissimo che trasmette desolazione, l’inizio di qualcosa che nessuno ha mai visto, l’infinito; di seguito varie melodie cominciano a intrecciarsi tra loro, calme, sottili, complesse, ma mai volgari.

La pazienza regna sovrana in questa gradevole sinfonia, che ha già stupito tutti, nonostante debba ancora aprirsi, poi quel riff mozzafiato di chitarra, famoso da ormai trent’anni, comincia a ondeggiare nell’aria, quattro note che racchiudono un mondo di seduzioni, d’impulsi, di magnetismi; è l’inizio di un altro cambiamento.

 I ritmi si fanno leggermente più elevati, compaiono più strumenti, la complessità delle melodie aumenta gradualmente, ma ancora niente voce.

La canzone continua implacabile a suscitare emozioni, che pare siano sconfinate e sempre con un’inimitabile calma c’inebria, fino a sovraccaricare il cuore delle più controverse emozioni.

Ecco infine la tanto osannata voce, come la musica si apre timida, riservata, ma solo per nascondere tutto ciò che ha dentro e senza farci aspettare più di tanto s’infuoca, carica l’aria e brucia gli animi, ma non è finita perché dal sottofondo s’innalza il sax che ti avvolge caldo e materno lasciandoti senza fiato, dimostrando a tutti che non serve dare tutto subito per impressionare e che a volte in questo mondo si è perso la voglia di aspettare.