Il Nebbiolo, elegante vitigno autore di grandi vini

Il Nebbiolo - chiamato anche Picoutener (in Val d’Aosta), Spanna (nelle sottozone piemontesi di Lessona, Gattinara, Ghemme, Fara, Boca e Bramaterra) o Chiavennasca (in Valtellina) – viene spesso, e non a caso, considerato come il più nobile dei vitigni italiani.

Due sono le teorie sul suo nome. La prima deriva dal fatto che i suoi acini medio piccoli, ellissoidali, dalla buccia sottile ma consistente si vestono di abbondante pruina, il che li fa virare dal viola bluastro al grigio; la seconda, invece, dà rilievo a un’altra caratteristica del Nebbiolo ovvero il suo periodo di vendemmia contraddistinto dalle nebbie autunnali.

 

Caratteristiche dell’uva Nebbiolo

E’ molto esigente e pretenzioso infatti ama la collina, il fresco, ma anche il sole. Germoglia presto e matura appunto tardi, dalla seconda metà di ottobre in poi. E’ sensibile ai primi freddi e alle gelate primaverili, tuttavia le escursioni termiche tra il giorno e la notte precedenti la vendemmia lo aiutano a fissare i suoi eleganti aromi varietali.

A Lui son sempre destinate non solo le migliori esposizioni ovvero sud-est sud sud-ovest, ma anche i migliori appezzamenti.

Uva Nebbiolo

“Pretende” terreni poveri di scheletro, sub-alcalini, ricchi di potassio, magnesio, calcio, zinco e, perché no, ferro (come in Valtellina e a Gattinara). Perfette sono quindi le millenarie marne arenarie presenti in Langa nei terreni di origine elveziana e tortoniana. Qui, argilla, sabbia e calcare - presenti in differenti percentuali - costituiscono sicuramente un indispensabile fondamento da cui partire. E non potrebbe essere altrimenti, perché in molti nel mondo ne sono rimasti affascinati e se ne sono poi innamorati…ma Lui con loro non è stato granché generoso visto che si mostra elegante e altero solo dove e quando vuole. Gode di una fama antica e internazionale. Cronologicamente parlano e scrivono di Lui, Plinio Il Vecchio nel “Naturalis Historia”, Lucio Giunio Columella nel “De Re Rustica”, Pier De’ Crescenzi nel “Ruralium Commodorum” (e moltissimi altri), descrivendolo come “un’uva dagli aromi vinosi da cui si producono ottimi vini da conservare nel tempo”. Eppure… l’attuale percentuale vitata a Nebbiolo in Piemonte è pari al 3%. Chiaro è che, potendoselo da sempre permettere, il Nebbiolo “se la tira”!

 

Caratteristiche dei vini da uve Nebbiolo

Se giovane, si presenta color rubino, ma vira velocemente al granato-aranciato, è consistente ma trasparente, difatti inclinando il calice è possibile leggere con facilità le righe di un libro.

Profuma di frutta e fiori, in particolare prugna e viola, poi sottobosco con funghi, humus e a volte tartufo, foglie secche, tabacco e cuoio fino ad arrivare al goudron e pot pourri di fiori dopo un po’ di affinamento in bottiglia.

Il grande nebbiolo è intenso e profondo sia al naso sia in bocca. La netta ed elegante spalla fresco-sapida rappresenta il suo scheletro, la sua struttura, mantenendolo fiero e ben saldo negli anni. Gli abbondanti tannini ne arricchiscono il corpo seguendo il vino nella sua evoluzione assicurandone l‘intrinseca longevità. I grandi vini, e in questo caso i grandi Nebbiolo, sono grandi fin da subito, ma desiderio e attesa non vanno molto d’accordo quindi, potendo, è bene prendere almeno due bottiglie o per lo meno io, quando posso, faccio così. La prima la apro subito, curiosa e impaziente, lasciando quanto possibile l’aspettativa fuori dalla porta; la seconda, invece, la metto in cantina e con estrema fatica la custodisco finché non ritengo sia giunto il momento giusto.

Vigne Barolo

Diversi i vini base nebbiolo che, a distanza di anni dalla loro nascita, continuano a lasciare significative prove di magnificenza e nel citare alcuni “imperativi” assaggi mi permetto di annotare i seguenti:

 

-         Arborina, Barolo DOCG, Elio Altare,

-         Monprivato, Barolo DOCG, Giuseppe Mascarello,

-         Cerequio, Barolo DOCG, Michele Chiarlo,

-         Lazzarito Riserva, Barolo DOCG, Ettore Germano,

-         Rocche dell’Annunziata, Barolo DOCG, Roberto Voerzio,

-         Barbaresco DOCG, Gaja,

-         Sorì Tildin, Barbaresco DOCG, Gaja

-         Bricco Asili, Barbaresco DOCG, Ceretto,

-         Gattinara Riserva DOCG, Travaglini,

 

Senza dimenticare che esemplari Nebbiolo nascono dai vigneti di Negro, Ar.pe.pe, Nino Negri e molti altri.

 

Come abbinare il Nebbiolo?

Sicuramente con i piatti della cucina tradizionale piemontese come gli agnolotti del plin, una polenta al tartufo, dei tajierin ai funghi porcini, un brasato, dell’ottimo Castelmagno e… da soli!!!

L’autunno è agli albori, le prime foglie cadono, le giornate si accorciano e le temperature si abbassano... in sostanza, BENTORNATO NEBBIOLO!


di Camilla Malgarini


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