Pranzo di Natale: i suggerimenti del sommelier per gli abbinamenti dei vini

Ed eccoci di nuovo qui, pronti a interrogarci su cosa preparare per uno dei pranzi più attesi dell’anno: il pranzo di Natale. Spesso si cambia la location di accoglienza e la cuoca o il cuoco, ma la formazione, in linea di massima, rimane la stessa. Quasi sempre a sfidarsi sono le sorelle, o peggio, le suocere, e qui, non solo bisogna stare attenti a cosa si dice, ma soprattutto è necessario tenere sotto controllo le nostre espressioni facciali che la dicono lunga sugli indici di gradimento di ogni singola portata.

 

Ipotesi di menu per il Pranzo di Natale

Antipasti

Partendo dai graditissimi antipasti si possono annoverare la pizza di scarola con uvetta, alici, olive e pinoli (tipica della tradizione natalizia campana ma davvero gustosa), i peperoni ripieni – e in questo caso spetta a Voi farvi ispirare dal ripieno, potendo spaziare dalla carne ai formaggi, passando per il mare e le verdure a seconda della ricetta regionale che sentite più Vostra o adatta alla situazione – le tartine alle noci, il panettone salato, i mini rustici assortiti con spinaci, funghi, zucca e formaggio. In tutti questi casi, fatta eccezione dei peperoni ripieni, dovendo appunto scegliere l’ingrediente-guida, l’Erbaluce di Caluso “Cariola” di Ferrando o L’Etna Bianco di Tenuta delle Terre Nere o ancora il Gavi di Gavi di La Scolca aprono la via per i successivi vini e pietanze.

 

Primi piatti

Intramontabile primo piatto sulle tavole di moltissimi sono i tortellini o cappelletti in brodo che dovranno essere rigorosamente cotti in un buonissimo brodo di gallina o cappone. Lunga è la loro storia gastronomica e la loro “invenzione” è contesa tra le città di Bologna e Modena. Sono protagonisti di numerosi racconti per non parlare poi delle leggende che li riguardano (sull’argomento c’è davvero moltissimo da leggere…). Fatto sta che dopo un gran parlare e scrivere e contendere la loro consacrazione ufficiale è avvenuta con il deposito della ricetta originale – i veri tortellini sono in brodo e non con la panna – il 7 dicembre del 1974 presso la Camera di Commercio di Bologna da parte della "Dotta Confraternita del Tortellino". I soggetti in questione stanno molto bene a fianco del Grignolino D’Asti di Spertino o del Rossese di Dolceacqua “Fulavin” di Tenuta Anfosso; tuttavia, se volete rispettare a pieno la tradizione regionale scegliete un vino di territorio, ad esempio un buon Albana di Romagna Tre Monti.
Valide alternative, volendo comunque far spiccare la pasta fresca, sono rappresentate dai ravioli alla zucca o con fonduta o radicchio e noci. Nei primi due casi la Barbera D’Alba “Laura” di Principiano è un ottimo alleato, mentre nell’ultimo caso ovvero con i ravioli radicchio e noci abbiamo bisogno della Valpolicella “Ca Fiui” di Corte Sant’Alda.

  

Secondi piatti

Proseguendo con i secondi si potrebbe pensare al cappone ripieno, allo stinco di vitello al forno, o al maialino - sempre al forno - con le patate oppure a un arrosto con i funghi e/o castagne o alle prugne.
I vitigni vincenti in questo caso sono il Sangiovese e il Nebbiolo. Prendono così le redini, seguendo l’ordine delle pietanze, il Barbaresco “Asili” di Michele Chiarlo, il Brunello di Montalcino di Poggio di Sotto, il “Flaccianello della Pieve” di Fontodi, e il Barolo “Vigna del Gris” di Conterno Fantino.
Per i vegetariani invece, considerate le ormai sfiziosissime ricette, potete ipotizzare un gateau di patate ai formaggi e tartufo, una frittata al forno con verdure (e non stiamo parlando di una banale frittata), delle frittelle o polpette vegetali o delle tanto classiche quanto squisite melanzane alla parmigiana. Con il gateau metterei uno Chardonnay importante andando, perché no, in Borgogna e sceglierei il Bourgogne Blanc Vielles Vignes di Fichet, mentre con la frittata o le frittelle il Frascati Superiore di Castel de Paolis. E con la parmigiana? Un piatto strutturato e saporito vuole un vino elegante ma robusto, pieno ma con una buona freschezza, e con dei tannini presenti che ne asciughino l’untuosità. Il prescelto è l’Aglianico del Vulture “Caselle” Riserva di D’ Angelo.

   

Dessert

Per quanto riguarda i dolci invece, non volendo ripetermi e risultare noiosa, valgono gli stessi consigli dell’articolo precedente “Cenone di Natale: consigli d’abbinamento cibo – vino”.
In ogni caso, per non sbagliare, fuggite dalla grande distribuzione, odorate e assaggiate mettendoci Attenzione.

E’ tutta una questione di esercizio!

 


di Camilla Malgarini


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