Vini rosati

Vini rosati

Prima di cominciare a parlare di vini rosati, sgombriamo il campo da un’errata credenza purtroppo ancora diffusa: i vini rosati non sono prodotti miscelando vini bianchi e rossi. Questa pratica è assolutamente vietata dalla legge, con l’unica eccezione dei vins clairs per gli assemblaggi degli Champagne.

In Italia il consumo dei vini rosati è ancora abbastanza basso e si attesta attorno al 10%, mentre i nostri cugini d’oltralpe, grazie alla presenza di Appellation storiche come Tavel e alla grande produzione della Provenza, hanno ormai superato il 30%.

Tutti i vini rosati sono realizzati con varietà a bacca rossa. I vitigni più adatti a produrre rosé sono quelli dal profilo elegante e raffinato, non troppo ricchi di colore e tannini. In termini generali, un buon rosato dovrebbe infatti esprimere profumi e aromi delicati, buona freschezza e non avere tracce di astringenza tannica.

Il processo produttivo

Per quanto riguarda il processo produttivo, i rosati si possono ottenere da semplice pressatura soffice, da breve macerazione sulle bucce o da salasso (saignée).

Se si vogliono ottenere rosati dal colore petalo di rosa, dai profumi raffinati, floreali e agrumati, il metodo migliore è una pressatura soffice delle uve. Il poco colore sarà dato dal breve contatto in pressa con le bucce e il vino così ottenuto assomiglierà a un bianco.

Se si vuol ottenere un rosato dal colore più intenso e con maggior struttura, alla pressatura si farà seguire una macerazione sulle bucce di qualche ora. In questo caso avremo i così detti “vini di una notte”, con aromi generalmente caratterizzati da note di piccoli frutti rossi.

Se la macerazione è più lunga, si ottengono vini “cerasuoli”, con colori molto intensi e già più simili ai rossi leggeri. La tecnica del salasso prevede di prelevare parte del mosto dalla vasca di macerazione di un vino rosso e di vinificarla poi in bianco. In questo modo si ottiene un rosato di buona struttura e un rosso più concentrato e aromaticamente ricco.

Il rosato in Italia

Oggi quasi tutti i rosati sono realizzati con pressatura soffice o con macerazioni brevi. Soprattutto nell’area delle due sponde gardesane della Valtènesi e di Bardolino, i vini rosati nascono addirittura in vigna. Si scelgono per produrre i rosé le parcelle dal clima più fresco, che spesso vengono anche vendemmiate in leggero anticipo per preservare la giusta acidità. In Valtènesi i rosati sono prodotti con il vitigno autoctono groppello (minimo 50%) generalmente integrato con sangiovese, marzemino e barbera. Il Chiaretto di Bardolino, invece, è realizzato con le varietà classiche della sponda veronese del Garda: corvina (35-80%), rondinella (10-40%) e molinara (massimo 15%).

Altre regioni famose per i rosati sono la Puglia, con vini del Salento a base di negroamaro e la Calabria, dove si utilizza tradizionalmente il vitigno autoctono gaglioppo. In Alto Adige si produce il rosato con il lagrein o il pinot nero e in Abruzzo è tradizione realizzare il famoso Cerasuolo a base di montepulciano. Possiamo trovare altri rosati interessanti lungo la costa toscana a base di sangiovese, nella zona dell’Etna a base di nerello mascalese o in Campania a base di aglianico.

Il vino a tavola

I vini rosati sono particolarmente interessanti e duttili negli abbinamenti a tavola: possono accompagnare piatti di salumi, antipasti, carni bianche delicate, guazzetti e zuppe di pesce e più in generale piatti di mare preparati con pomodoro.

La nostra selezione di vini rosati


di Alessio Turazza
Giornalista freelance, collabora con Il Gambero Rosso, Bio Magazine, In Viaggio con Gusto, WineTimes, numerosi siti e altre riviste di settore.